adesso che e’ passato un po’ di tempo dalle ultime riflessioni dense, ci siamo un po’ riposati, possiamo affrontare un altro bel temino
lasciato da parte il Creatore, passerei alle creature…
per non tediare troppo, ecco un piccolo racconto
un tempo molto lontano, diversamente da come succede adesso, non c’ erano tele, internet, giornali e quant’ altro a dettare legge, a spiegare le cose, a indicare la via
per le questioni importanti, esistenziali, era in uso rivolgersi ai saggi: personaggi che, conducendo una vita parca e umile, potevano dedicare molto tempo allo spirito e quindi ai pensieri, guadagnandosi così la fiducia altrui
un tal giovannino, agricoltore abitante di un tranquillo paesino campestre, quando lavorava tutto solo nei campi, aveva spesso pensieri e domande strane di cui non riusciva a venire a capo
per esempio si chiedeva come si potesse, con un ramo, creare una pianta, semplicemente recidendolo e infilandolo nel terreno umido
oppure, quando vedeva molte piantine su una stessa radice, si chiedeva se ognuna fosse un essere vivente a se’ o se potesse esistere una vita « comunitaria »
anche in vista del paradiso, dato che lui era molto credente, nella vita « dopo »
e quindi con questi, e con tanti altri pensieri come questo, che non sto a riportare per non appesantire il racconto, parti’ per recarsi da un saggio di cui aveva sentito parlare molto bene
raccolti due stracci, un tozzo di pane e qualche soldo in una bisaccia, dopo sette lunghi giorni di cammino, eccolo bussare alla porta del santo (barba bianca lunga, occhi vivaci e sguardo profondo, mani secche e incallite, abiti umili ma lindi, stanza semplice ma molto accogliente)
dopo essersi rifocillato, venne il momento di esporre le questioni
giovannino snocciolo’ ad uno ad uno i suoi pensieri
il santo segui’ attentamente e dopo alcuni istanti di silenzio cosi’ rispose
la vita non e’ proprieta’ di nessuno
essa scorre e non puo’ essere raccolta, proprio come non si puo’ raccogliere il vento con le mani
immagina l’ acqua come invade la sabbia sulla spiaggia
lei entra ed esce libera, continuamente
noi viventi siamo pervasi dalla vita
la vita che c’ e’ in me e’ la stessa che c’ e’ in te e che entra in tutti i viventi
noi siamo ospiti della vita, lei e’ in noi, per un dato tempo
quando esce da noi, essa non finisce e non finirà se noi ne avremo rispetto
ecco perché un ramo nella terra umida diventa pianta: ha la vita nel suo interno
Il rispetto per la nostra terra quindi e’ il rispetto per la vita ed e’ un atto dovuto, anche se non sappiamo (ancora) chi l’ abbia voluta
e se qualcuno dice che il danno inferto alla natura e’ un danno inferto a se’ stessi , ha ragione perche’ la vita, che scorre da secoli, e’ una sola
non ti crucciare giovannino, e porta avanti il pezzetto di vita che hai avuto in dono, e benedici questa grande fortuna